ELEVARSI
- rubertelliandrea
- 23 giu 2024
- Tempo di lettura: 2 min
La scorsa sera, durante una delle nostre passeggiate per il quartiere in direzione gelateria, una bambina, indicando Enea ma rivolgendosi a me disse:
“lui è il bambino della mia scuola che non cammina, ma riesce a correre felice quando vede un palloncino”.
La frase fu esclamata sguaiatamente, ricca di quel fanciullesco ed innocente spirito che rende preziosi tutti i bambini.
Sua madre, un po’ imbarazzata le mise una mano sulla spalla, come per contenerla e, osservandomi accennò un timido saluto che in dissolvenza si estinse abbassando lo sguardo.
Io non ricordo esattamente cosa risposi, ma dissi una frase altrettanto sguaiata, (con la differenza che ho trentasei anni e non otto) , d’altronde non mi sono mai formalizzato molto neanche nei dialoghi coi giovani d’uomo…
Comunque fu una cosa del tipo:
Hai ragione, sto qui (dando un buffetto sulla
nuca di Enea) per prendere qualcosa che gli piace diventa agile come una tigre e rompe le balle fino a che non la ottiene.
Durante questo siparietto, di istintività e letture sociologiche, Enea continuava con la mano a salutare a destra e sinistra perché la voglia di coppetta alla crema e fragola non poteva aspettare l’epilogo di paradossali pubbliche relazioni.
Quindi tutto si consumò in un rapido, bizzarro, scambio di affermazioni.
Ma poi, ho riflettuto molto su quelle parole.
Trovo che siano state di grande rispetto, non solo per la figura di Enea, ma per la società.
È un classico concetto metaforico, tutti noi apparteniamo alla stessa vita ed alle sue connessioni, più o meno casuali con l’ambiente circostante, quello che fa la differenza è la prospettiva di ciò che vediamo intorno a noi, ed al valore che attribuiamo alle nostre esperienze con gli altri.
È una cosa meravigliosa L’idea che una bambina, avvolta in un’ anima ancora incontaminata, comprenda le difficoltà di un coetaneo, le quali però vengono affievolite grazie ad un gesto di determinazione come quello di elevarsi, per raggiungere un oggetto di iconica rappresentazione come un palloncino.
Voglio quindi ringraziare mio figlio che continua ad ispirare i miei pensieri, e grazie a quella bimba sconosciuta, con la quale non parlerò mai di politica, ma che nel corridoio della scuola ha INTRAVISTO un ragazzino con disabilità, per VEDERLO sorridente, inseguire un palloncino.

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