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IL SILENZIO DEL RUMORE

  • rubertelliandrea
  • 4 giu 2023
  • Tempo di lettura: 2 min

Naturalmente il silenzio è espressione di decisioni definite, la volontà di non parlare è una scelta riflettuta, formulata da un nostro ragionamento che si applica a svariate circostanze e situazioni.

Spesso, scavando freneticamente fino al nucleo dei miei pensieri, mi interrogo sul paradosso in cui un cervello come quello di Enea, confusionario di connessioni, di impulsi estremizzati, intasato e straripante di comunicazione, sia in realtà un’ espressione muta per la vita con la quale dovrebbe interloquire.

È certamente una delle più classiche e longeve battaglie, in cui il caregiver si trova continuamente arruolato, cercando metodi di abilitazione il più efficienti possibile, per dare forma a parole senza lettere.

Circostanza essenziale, sopratutto nei confronti di quel resto di mondo col quale si cercherà di promuovere una connessione inclusiva.

Un mondo che per sua vastità, è creato con criteri standard su numeri giustificati, ma che non può beneficiare della biologica empatia che facilita lo scambio di intenzioni tra figlio e genitore e deve quindi mutare in nuove possibilità di ascolto e risposta.

Spesso si nota chiaramente che una compromissione neurologica sposata ad una condizione non verbale, rinchiudono un essere umano in una gabbia con sbarre in lega di frustrazione e pareti insonorizzate.

Diventa vitale quindi, capire come quella gabbia possa essere evasa, come quel cervello ricco di connessioni possa trovare sfogo, ed è fondamentale impegnarsi non solo per necessità personali, ma come cittadini di una comunità, prendendo coscienza che le strategie di comunicazione esistono, di ogni forma ed ogni tipo, è un percorso faticoso, di studio, ma la perseveranza e la visione tracceranno linee per nuovi linguaggi.

Così anche chi non può parlare, resterà in silenzio, ma ascolterà e farà ascoltare il suo rumore.

(Nella foto, un cartello pubblico in favore di un’ iniziativa utile per promuovere la comunicazione aumentativa alternativa. spesso l’utilizzo della simbologia risulta essere un metodo fruibile sia per la comunicazione in entrata che in uscita per i ragazzi con disturbi neurologici e compromissioni del linguaggio verbale)


 
 
 

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