RACCONTA UN' ESPRESSIONE
- rubertelliandrea
- 2 lug 2022
- Tempo di lettura: 1 min
Quando l’interlocutore non può parlare e le sue strategie sono personalizzate, differiscono dagli standard di una comunicazione classica.
l’emozione che provoca in noi il linguaggio del corpo assume un valore assoluto.
Concentriamoci allora su quel viso che traduce tutte le lingue del mondo.
Quelle labbra che dopo essersi sporcate di zucchero continuano a sfregarsi per sentirne il dolce sapore perduto.
Quella fronte aggrottata e la bocca a canotto che disegnano una buffa espressione preoccupata nella ricerca del ciuccio.
Quello sguardo che, con la coda dell’occhio spia la nostra presenza progettando una marachella al sicuro.
La contrazione muscolare del volto, in apnea, che precede un’azione di rischio imminente, come un rumoroso oggetto che cade a terra o scendere lentamente dal letto percependo il vuoto che anticipa l’appoggio.
Scuotere la testa con le pupille all’insù captando il movimento dei capelli, un concetto strano quello della causa effetto.
Quel naso operaio, ritmico, che in collaborazione ad una bocca semi aperta lavora imperterrito per catturare più essenze possibili.
Quel sorriso carico di vita, che sembra una voragine, identificativo in molti bimbi come te, che ci trasporta in un multi verso pieno di input e messaggi di ogni genere... ma quelli che ci interessano in questo racconto, sono messaggi di speranza, di grazie, di esistenza.
E i vostri ragazzi? Che espressioni hanno?

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